Salve viaggiatori, ebbene si, negli anni ’30 la pubblicità incontra l’utilità, queste fontane sono uno dei primi esempi di pubblicità per ricordare un marchio, senza pubblicizzarne il prodotto.
Questa Fontana del Campari si trova in località Le Piastre (Pt) ed è una cosa rara in Italia trovare una fontana del genere dato che delle trenta inaugurate ne restano solo tre e ben due sono in Toscana (la seconda è a Chiusi della Verna ma è in uno stato conservativo peggiore, mentre questa è intatta).
Ma perchè Fontana del Campari? Nel 1930 Davide Campari, ideatore del famoso bitter, ebbe l’idea di coniugare pubblicità e utilità andando a collocare questi capolavori di fontane “pubblicitarie” in zone di campagna o di montagna remote in modo da portare acqua agli abitanti dei paesi e nel contempo a fare pubblicità alla sua azienda. Le fontane furono tutte realizzate dallo scultore fiorentino Giuseppe Gronchi.
Di città in città: a spasso per l’Umbria (anche in camper)
A spasso per l’Umbria: SPOLETO
Siamo partiti in auto da Lucca, non ci abbiamo messo tantissimo ad arrivare. La scelta del mezzo è stata praticamente obbligata visto che avevamo intenzione di girare parecchio nei nostri 3 giorni a disposizione. Spoleto l’avevamo scelta come campo base, e ovviamente come prima città da visitare. Una volta preso possesso della camera ci siamo addentrati tra le strette vie della cittadina umbra, tra scalinate e vicoli, tra salite e discese, tra chiese e monumenti.
La prima tappa è stata Piazza del Duomo che si trova ai piedi di una grande scalinata. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, sul fondo della piazza, rapisce lo sguardo. Non è difficile notare che la facciata, così come la vediamo noi, è il frutto di diversi ritocchi rispetto alla prima versione. L’interno, a tre navate, è in stile barocco decorato dagli affreschi di Filippo Lippi.
Una volta lasciata Piazza del Duomo, cartina alla mano (ne potete chiedere una in albergo o al punto di informazione turistica) ci siamo persi per le strette vie del centro, andando a scovare chiese e palazzi, prima di riprendere l’auto per arrivare alla Rocca Albornoziana, situata sulla cima del Monte Sant’Elia a sovrastare la città. Eretta a metà del 1300 dal 2007 ospita il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto. Vi consiglio vivamente la visita delle sue sale affrescate, ne vale davvero la pena. La nostra prima giornata è terminata in una piccola e accogliente osteria del centro dove abbiamo gustato alcuni piatti tipici, compresa dell’ottima pasta al tartufo.
Per i camperisti: se arrivate a Spoleto con il camper potrete sostare in una delle tre aree attrezzate, una gratuita, due a pagamento.
A spasso per l’Umbria: CASCATA DELLE MARMORE
La seconda tappa del nostro soggiorno è stata la Cascata delle Marmore, non molto distante da Spoleto. A disposizione dei visitatori ci sono visite guidate ma anche la possibilità di scoprire le cascate in autonomia seguendo uno dei diversi sentieri a disposizione. La difficoltà per ognuno di loro è differente, noi abbiamo scelto il più semplice viste le mie condizioni. Purtroppo così siamo riusciti ad arrivare solo ad uno dei punti più bassi, diciamo il “primo scalino”. Ma prima di iniziare la nostra scalata abbiamo atteso l’apertura dell’acqua. La cascata infatti non è sempre attiva, ma ha orari ben precisi con giorni di chiusura totale. Vi consiglio vivamente di controllare gli orari prima di arrivare sul posto per non rimanere delusi. L’apertura dell’acqua è uno dei momenti più emozionanti per i visitatori del parco.
Piccolo consiglio: una volta arrivati, se siete in auto lasciatela nel grande parcheggio e poi dirigetevi verso la biglietteria. Se riuscite provate a fermare gli altri avventori e mettetevi d’accordo per formare un gruppo abbastanza numeroso per il biglietto cumulativo, risparmierete qualcosa. E non temete, una volta in possesso del biglietto potete salutare i vostri “compagni” e continuare la visita in tutta libertà.
Info utili per i camperisti: i camper possono sostare gratuitamente negli spazi del Belvedere Inferiore e del Belvedere Superiore, ma ovviamente non possono “campeggiare”. Per le soste più lunghe potete invece fare capo all’area attrezzata, a pagamento, del Comune di Terni, a circa 1 km dalla città o in uno dei due campeggi nei pressi della cascata.
A spasso per l’Umbria: CARSULAE
Forse meno conosciuto di altre aree archeologiche ma assolutamente da non perdere è il sito di Carsulae. Un vero gioiello romano nascosto tra le colline umbre. Camminare su quelle che furono le prime pietre della via Flaminia di colpo fa catapultare i visitatori in un’altra epoca. Questo grazie anche al grande lavoro di mantenimento del sito che lo rende un luogo assolutamente da non perdere.
A spasso per l’Umbria: TODI
Avevamo pochissimo tempo, nell’arco della giornata avevamo già camminato tanto e la mia condizione mi imponeva un po’ più di riposo rispetto al normale, ma non volevamo perderci Todi. E così una capatina l’abbiamo fatta. Non abbiamo visto tutto quello che c’è da vedere, lo ammetto, ma se voi avete un po’ più di tempo lasciatevi rapire da questa splendida cittadina e dal panorama che si può ammirare sulla vallata da Piazza Garibaldi.
Salendo verso il centro la prima cosa che incontrerete è il Tempio di Santa Maria della Consolazione. Ci volle un secolo, dal 1508 al 1607, per costruire questa imponente chiesa alla quale è legata anche una leggenda: sarebbe stata dedicata alla Vergine perché l’immagine della Madonna con il Bambino che vi si trova all’interno avrebbe fatto guarire l’occhio di un operaio. Una volta arrivati in “vetta” parcheggiate l’auto e “perdetevi” per le vie del centro. Tra le cose da vedere: il Tempio di San Fortunato, Piazza del Popolo con il Palazzo del Capitano ed il Palazzo del Popolo, il Palazzo dei Priori e il Duomo.
A spasso per l’Umbria: NARNI
A Narni ci ero già stata da bambina in occasione di una gara di scherma, ma ad essere sincera mi ricordavo molto poco, anche perché non avevo avuto modo di girarla con tranquillità. Ecco facendo affidamento ai ricordi di questo viaggio devo dire che Narni per me è una delle tappe più belle. Un piccolo gioiello immerso nel verde di questa splendida regione. Non vi elencherò i palazzi o i monumenti da non perdere perché del suo centro storico tutto è da vedere. Chiedete una cartina al punto informazioni, dove il personale è molto gentile e disponibile, e poi giratela in lungo e largo, non perdete neanche una sola delle stradine, fareste un gravissimo errore.
Una “chicca”: esiste un percorso della Narni sotterranea, io avrei voluto farlo ma purtroppo quel giorno era chiuso, ma se ne avete la possibilità voi non perdetevelo.
Narni è facile da raggiungere anche per i camperisti che potranno sostare nel parcheggio del Suffragio, con camper service, o lungo la via Flaminia nei pressi del Castello di San Girolamo.
A spasso per l’Umbria: TREVI
Tappa obbligata per me, ma soprattutto per mio marito è stata Trevi il cui patrono è Sant’Emiliano, nome del mio consorte. Come molte altre cittadine umbre anche Trevi è un piccolo borgo arroccato su una collina. Vi consiglio di girarlo senza cartina, senza perdervi. In pochissimo tempo avrete scoperto tutte le sue bellezze. Noi abbiamo visitato la Chiesa di S. Emiliano, eravamo andati quasi solo per quella. La costruzione, le cui parti più antiche risalgono al XII secolo, è stata, nel corso dei secoli, modificata e ampliata fino all’attuale costruzione. La chiesa fu gravemente danneggiata dal terremoto che colpì l’Umbria e per alcuni anni è rimasta chiusa ai fedeli, per riaprire nel dicembre del 2001. Un camper service è disponibile a 500m dal centro presso l’impianto sportivo.
A spasso per l’Umbria: MONTEFALCO
Penultima tappa del nostro viaggio è stata Montefalco, già sulla strada del ritorno. Anche se ricorda gli altri borghi citati per la sua posizione sulla cima di un colle, Montefalco, è diversa sotto molti aspetti.
La prima cosa che dovrete affrontare per raggiungere la piazza principale è una lunga salita che potrete intraprendere da una delle porte della città. Le vie, per lo più strette, vi offriranno tanti piccoli negozi di prodotti tipici e osterie dalle quali usciranno profumi che vi rapiranno, non saprete resistere a tante prelibatezze (specie a base di tartufo), ve lo garantisco. Una volta arrivati in vetta si aprirà davanti a voi la Piazza del Comune centro nevralgico dell’intera città. Oltre al Municipio potrete ammirare il Teatro S. Filippo Neri ed altri palazzi privati. Da non perdere il
Complesso Museale di San Francesco
Brunico e dintorni: un luogo da scoprire tutto l’anno
Brunico d’inverno e d’estate
Quello che amo di questa piccola città della Val Pusteria è che riesce ad essere bellissima sia d’inverno che d’estate.
Come vi ho detto la prima volta che la vita mi ci ha portata è stata in occasione di una settimana bianca nel periodo natalizio. Arrivai il 26 dicembre e il corso principale, Graben Bastioni, era teatro di uno dei mercatini di Natale più belli che abbia visto. Tante piccole casette di legno illuminate (ovviamente nelle prime ore del pomeriggio il sole cala lasciando spazio ad una notte anticipata piena di fascino) da cui emanava il profumo del vin brulè e dove era possibile trovare i prodotti tipici, enogastronomici e non. Faceva freddo, lo ricordo, ma ricordo anche che non lo sentivo pungente come in altre località e soprattutto ricordo che una buona cioccolata calda ed un fetta di strudel (di cui vi parlerò tra poco) erano un vero toccasana.
Ma Brunico è splendida anche d’estate. Il caldo lo si sente fino ad un certo punto, anche se la crema solare è d’obbligo perché il sole picchia parecchio. Con le lunghe giornate è possibile godersi la città con la luce fino a sera. Un giro tra i negozi di via Centrale, alla quale potrete acceder da uno dei varchi di Graben Bastioni, è d’obbligo. Troverete le grandi catene mescolate ad attività locali di vecchia data. Vi sentirete rilassati e felici, non per niente Brunico è stata eletta “Città più felice d’Italia” nel 2014 e 2015 (per me lo è sempre).
Bellezze artistiche: la città, il castello, il cimitero di guerra
Se è vero che una passeggiata nel centro è una cura contro lo stress quotidiano in qualunque stagione dell’anno, è anche vero che Brunico offre anche tante bellezze artistiche (oltre che naturali ma ne parleremo più avanti). I palazzi delle due vie principali sono bellissimi e spesso affrescati. Date uno sguardo anche agli archi di accesso alla via Centrale, sono dei piccoli gioielli. Ma non solo. La piccola città della Val Pusteria ha anche un bellissimo castello da visitare. Già bello di suo, dal 2011 è stato arricchito dal quinto Messner Mountain Museum. Nelle sale troverete la storia dei popoli delle montagne di tutto il mondo. Un viaggio bellissimo che merita i prezzo del biglietto.
Solo un paio di stanze sono state lasciate come erano e le troverete alla fine del percorso espositivo (è vietato scattare foto negli interni quindi le immagine delle varie sale le potrete vedere sul sito del museo).
Una volta terminata la visita potrete attraversare il ponte che passa sopra alla strada che porta a Riscone per raggiungere il cimitero di guerra.
Visitare questo luogo è una vera e propria esperienza. La storia, ripresa anche da chi ha scritto la pagina Wikipedia, è spiegata in una lunga didascalia che troverete sia lungo la salita nel bosco, che una volta in vetta, posta accanto alla cartina che aiuta parenti e amici a trovare la tomba del proprio caro, e così recita “Durante la prima guerra mondiale del 1914-1918 furono istituiti a Brunico due, e per un certo periodo tre ospedali militari, in cui vennero ricoverati i soldati feriti e ammalati provenienti dal vicino fronte dolomitico. Poiché furono molti coloro che col tempo morirono in questi lazzaretti e non fu più possibile seppellirli nel cimitero cittadino, il comando di tappa di Brunico incaricò l’architetto Berchtold, un ufficiale del genio austriaco, di costruire un cimitero apposito sulle pendici del monte Spalliera, a sud della città. Esso, realizzato da prigionieri russi, venne inaugurato solennemente il 3 luglio 1915 e preso in custodia dal sindaco di Brunico Josef Schifferegger. Subito dopo ebbero inizio le sepolture. Nel 1921 venne costituito un comitato di donne, guidato dalla moglie del sindaco, che si occupò da allora della manutenzione e della cura del cimitero. Ancora oggi esso è curato da un gruppo di signore brunicensi con il sostegno finanziario di enti
pubblici e grazie alle offerte di privati cittadini. I soldati italiani che qui riposavano, furono traslati nel 1932 nel nuovo ossario del Pocol a Cortina, mentre quelli germanici, d’intesa con il competente ufficio per le onoranze ai caduti, furono trasferiti nel 1938 nel cimitero di Passo Pordoi. Nel 1936 il costruttore brunicense Müller, realizzò, su progetto dell’architetto Amonn, la cappella, che fu inaugurata solennemente il 28 giugno del 1938 dall’allora principe vescovo Johannes Geisler. Dopo la Seconda Guerra Mondiale vi furono affissi gli scudi di bronzo con i nomi dei caduti brunicensi dei due conflitti mondiali. I soldati dell’ultima guerra ebbero anche tombe alla memoria. Qui riposano soldati dell’esercito austro-ungarico, ed alcuni soldati del secondo conflitto mondiale, insieme a prigionieri di guerra russi e serbi. Tutti, cattolici o cristianoortodossi, musulmani (soldati della Bosnia e dell’Erzegovina) o ebrei furono sepolti secondo il loro rito. Il cimitero di guerra di Brunico, con tutto il suo fascino suggestivo, è tenuto nella massima considerazione dai cittadini brunicensi e da tutti i visitatori. Esso è anche un esempio di tolleranza e rispetto nei confronti dei morti di altri popoli e di altre religioni. Tutte le tombe vengono indistintamente curate e abbellite nel corso dell’anno”
Copenaghen in 2 giorni
…raccontandoci il loro meraviglioso viaggio nella bellissima Copenaghen:
La capitale danese è davvero ottima per un city break e anche se il poco tempo potrebbe scoraggiarvi non preoccupatevi, Copenaghen in due giorni si può fare eccome; si riescono infatti a visitare tutte le attrazioni principali comodamente a piedi senza alcuna fretta. Noi abbiamo prenotato con circa due mesi di anticipo sia il volo che la casa su Airb&b e, nel complesso, siamo riusciti a non spendere cifre esagerate, tenendo conto che la città è davvero molto cara.
Polinesia Francese, un sogno diventato realtà
Detto questo vi chiederete come mai sono finita in Polinesia Francese… Ci sono finita in viaggio di nozze. Mio marito è l’opposto di me, lui il relax lo concepisce solo sotto il solleone, e il viaggio di nozze doveva necessariamente accontentare entrambi (mi sembra giusto). Qualcuno doveva cedere e allora io, spirito gentile, dissi:”se vuoi andare al mare va bene (io avrei fatto la Route 66 in cabrio) ma il mare lo scelgo io senza se e senza ma!”, lo so sono un po’ dispotica 😉
Non ebbe il coraggio di dire di no e allora… Polinesia Francese. Avevo visto le foto di una mia amica che alcuni anni prima aveva fatto la stessa scelta di luna di miele ed ero rimasta affascinata da quei colori, che ho scoperto ancora più incantevoli dal vivo.
Polinesia Francese: un sogno per molti…
Un paio di anni fa è uscito al cinema un cartone animato, Oceania, che da un assaggio di quello che si può trovare in Polinesia (Francese non lo ripeto più ormai lo avete capito che è lì che sono andata). Isole verdi, spiagge bianchissime (o nerissime), acqua cristallina, pesci di ogni tipo e colore, e poi squali, delfini, tartarughe, mante e gechi, tanti gechi. In pratica un paradiso terrestre. Ecco questa è la Polinesia, un agglomerato di isole (118) divise in 5 arcipelaghi differenti tra loro. Io vi parlerò di due isole, le uniche che ho avuto la possibilità di visitare (per tempo e costi): Bora Bora e Moorea.
Polinesia Francese: Papeete
La mia avventura non è iniziata da Bora Bora: dopo uno scalo lungo a Los Angeles (due notti), siamo giunti a Papeete dove abbiamo pernottato vista la tarda ora (era tutto pianificato). La mattina dopo, una colazione a pochi passi da una spiaggia nerissima, e via verso l’aeroporto. A Papeete siamo poi tornati l’ultimo giorno. Avevamo a disposizione praticamente tutta la giornata, 10 ore di scalo prima di ripartire per Los Angeles, così abbiamo deciso di affidare le valigie al deposito bagagli dell’aeroporto e ci siamo diretti con un taxi in “centro”. Dunque che dire, se non siete costretti, come lo siamo stati noi, potete evitarvi il giro in città. La delusione è stata piuttosto grande, forse perché sento mio padre parlare di Papeete da quando sono bambina, è il suo “sogno irrealizzabile” e non sopporta ora sentirmi dire che non merita un tale viaggio se non finalizzato ad abbandonarla per raggiungere altri posti. Non dco che l’Isola di Tahiti sia brutta, ci mancherebbe, mi limito a questa cittadina. Facendo un passo indietro, però, se vi trovate in giro vi dico che in molti parlano del mercato, non l’ho trovato così affascinante, ma almeno abbiamo passato un po’ di tempo. Una piccola chiesa e una piazza sul mare, una sorta di terrazza, che la sera si popola di banchetti di ogni tipo di pietanza. Peccato che il nostro volo ci chiamasse e quindi non abbiamo avuto la possibilità di godercela al meglio.
Polinesia Francese: Bora Bora
Il vero “sogno polinesiano” per noi è iniziato la mattina seguente al nostro arrivo: un breve volo ed ecco che davanti a noi si è aperto il paradiso. La barca del nostro hotel ci aspettava (servizio riservato alle lune di miele) per portarci via mare al nostro bungalow.
Bora Bora è spesso definita la “perla del Pacifico” e una volta visitata si capisce perché.
Il benvenuto in Polinesia vi farà sentire davvero coccolati, ad ogni scalo aeroportuale riceverete una collana di fiori e all’arrivo in hotel non mancherà un cocktail, così giusto per farvi sentire a casa. Il nostro bungalow a due passi (ma proprio due di numero) dalla spiaggia era accogliente, perfetto sotto ogni aspetto. Ma all’arrivo abbiamo dato solo uno sguardo rapidissimo, volevamo raggiungere il mare e fare un tuffo in quelle acque dai colori indescrivibili a parole. La spiaggia dell’hotel non era niente di eccezionale, il mare e la piscina sì, ma a poche centinaia di metri da lì abbiamo scoperto una delle spiagge più ricercate dell’isola, la Matira Beach: lunghissima, quasi a perdita d’occhio, bianchissima, quasi da far male agli occhi, e un mare che difficilmente troverete altrove. Le foto non rendono giustizia a tanta bellezza ve lo assicuro.
Come vi ho detto Bora Bora è per molti la “perla” e lo si capisce dai prezzi. Tutto è molto più caro che sulle altre isole. Quindi calcolate bene dove fare le escursioni. Noi, ad esempio, abbiamo deciso di farle a Moorea, limitandoci ad affittare un motorino per qualche ora: 38 chilometri quadrati di isola si girano benissimo in poco tempo. Un giro che vale la pena di fare.
Polinesia Francese: Moorea
La nostra seconda ed ultima tappa è stata Moorea. Molti decidono, visitando le stesse isole, di soggiornarvi prima visto che è la più scelta per le escursioni, insomma dovrete pensare se preferite partire con il relax assoluto, come noi che volevamo ricaricare le batterie per prima cosa, p se invece volete prima “stancarvi” e poi riposarvi.
Detto questo il nostro hotel era uno dei più conosciuti, o per meglio dire lo era la sua spiaggia: il Sofitel. La troverete su ogni guida dell’isola. Una lunga spiaggia bianca contornata da palme ed un mare splendido, una parte è “libera, quindi potrete visitarla anche se soggiornate altrove.
Come vi ho anticipato per noi Moorea è stata l’isola delle escursioni, per la precisione due: una in 4×4 alla scoperta delle sue bellezze naturali ed una in catamarano per scoprirla dal mare. La prima ci ha consentito di conoscere molto anche della cultura polinesiana, del loro stile di vita, delle loro usanze e dei loro prodotti tipici, dagli ananas alla vaniglia. Grazie alla seconda invece ho avuto la possibilità di vedere i delfini liberi di nuotare intorno alla nostra imbarcazione, così come una tartaruga ed altri pesci multicolori. E per finire una bella nuotata in mezzo a squali (vegetariani) e mante (senza punta velenosa), un’emozione unica.
Inutile dire che questa isola, molto più grande di Bora Bora offra molto di più “da vedere” quindi ritagliatevi del tempo per scoprirla davvero.
Polinesia Francese: tutti i consigli
Fino a qui ho parlato di tutta la meraviglia che queste isole vi possono offrire, ma ovviamente ci sono anche i problemi, e qui si chiamano “budget”. La Polinesia Francese è cara: caro il volo, caro il soggiorno, cara la vita. Ecco perché per molti è meta di viaggio di nozze: l’abbandono all’oblio delle normali liste di piatti e bicchieri soppiantate da quelle in agenzia di viaggio (come nel nostro caso) consente di realizzare quello che per molti altrimenti resterebbe solo un sogno (noi compresi).
A difesa della Polinesia c’è da dire che per gli “honeymooners” ci sono molte agevolazioni, come ad esempio combinazioni di hotel su diverse isole che regalano sconti. Ovviamente dovrete testimoniare di essere novelli sposi, ma per la parte burocratica vi aiuterà la vostra agente di viaggio. Se invece vi affiderete al fai da te qualche ricerca online, magari direttamente sui siti dei vari hotel, vi aiuteranno a organizzare il tutto al meglio.
Quando sceglierete dove alloggiare fatevi consigliare sulle diverse opzioni. Ad esempio per quanto riguarda Bora Bora noi abbiamo scelto di non soggiornare su un motu ma proprio sull’isola, in modo anche di poterci muovere in libertà, ed abbiamo anche scelto una categoria inferiore rispetto a quanto selezionato per Moorea perché la “perla” è nettamente più cara.
Per quanto riguarda i bungalow noi avevamo scartato gli overwater preferendo spendere qualcosa in più per le escursioni e altre piccole cose, ma questo non vuol dire che siano una scelta sbagliata, dipende dal vostro budget e dalle vostre priorità. E infine calcolate non più di 4 notti ad isola, in modo da poterne vedere di più nel tempo a vostra disposizione.
Per le escursioni chiedete in hotel. Noi a Moorea ci siamo affidati a FranckyFranck, un giro divertente ed interessante, ve lo consiglio vivamente.
Per il volo noi abbiamo utilizzato la Air Tahiti Nui da Parigi a Papeete con scalo a Los Angeles (lungo all’andata e solo tecnico al ritorno), con coincidenza Alitalia/Air France da e per Milano.
Se siete amanti della vita notturna non scegliete la Polinesia: qui il ritmo di vita è totalmente diverso, a letto presto e sveglia prestissimo. Vi assicuro che vi abituerete a questi orari anche contro la vostra volontà.
Curiosità: la Polinesia è conosciuta anche per le sue perle nere. Ne troverete ovunque e di qualunque prezzo, un bel ricordo per le “signore” da portare a casa. Sempre per le signore, se avete intenzione di mettere su famiglia al vostro ritorno non perdete l’occasione di toccare una delle statue della fertilità che troverete in viaggio, dicono che funzionino… non so agli altri ma per me hanno funzionato veramente.
Un Abbraccio,
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Isola di Zante
La più meridionale delle isole greche nello Ionio. Belle spiagge e famosa per la presenza delle tartarughe Caretta Caretta. Ottima cucina, gentilezza, cordialità e prezzi veramente contenuti. Facilmente accessibile dal porto di Killini in cerca un’ora e mezza.
Un grazie speciale come sempre al nostro viaggiatore Alessandro.
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Madrid
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Brno, capitale della Moravia, ex Brunn dell’Impero Asburgico
Salve Viaggiatori, torniamo con Alessandro che questa volta ci porta a fare una visita a Brno, capitale della Moravia, ex Brunn dell’Impero Asburgico. Una sosta di un giorno e mezzo durante un viaggio verso la Polonia. Città forse poco conosciuta se non dagli appassionati di Formula Uno (Circuito di Brno), con un piccolo ma interessante centro storico ed una famosa fortezza: lo Spilberg o Spilberk come lo chiamano gli Austriaci, famosa per le sue prigioni dove Silvio Pellico scrisse il suo famoso libro “Le mie Prigioni”.
PER UN REGALO SPECIALE: UNA GIORNATA A VILLA CRESPI
Ovviamente non credo che saremo i soli ad avere questo problemino quindi, bando agli indugi, è ora di iniziare a pensarci! Ho dunque voluto darvi un piccolo spunto raccontandovi di una sorpresa che mi è stata fatta e che magari potrebbe tornare utile come dono per una persona speciale.
Premessa: questo potrebbe essere il regalo perfetto per qualcuno appassionato di programmi di cucina (come me!).
ROAD TO HANA: UNA STRADA CHE VALE IL VIAGGIO
Sull’Isola di Maui si trova una delle strade che andrebbero percorse almeno una volta nella vita: quella che costeggia la parte est dell’isola. Difficile, probabilmente impossibile descrivere le emozioni che si provano percorrendo i suoi 85 Km caratterizzati da una moltitudine di colori, da una varietà di panorami, dalla sensazione quanto mai viva di trovarsi in uno dei Paradisi terrestri.
Da percorrere con i finestrini (e se possibile anche il tettuccio) della macchina aperti perché sarebbe un peccato immane perdersi il costante profumo di fiori che ci accompagna per tutto il viaggio; con gli occhi spalancati per poter assaporare ogni curva, ogni angolo del percorso; con la macchina fotografica costantemente pronta a scattare perché non si può non voler immortalare ogni singolo dettaglio; ma soprattutto con la consapevolezza che nessuna foto e nessun racconto potranno mai trasmettere la bellezza di quei posti.